Guida Olio, il riferimento italiano per l’olio extra vergine di oliva

23/09/12

Le endemiche sofisticazioni dell’Extra Vergine Italiano: meglio prevenire che reprimere


Civitavecchia sequestrati 10mila cartoni di falso olio extravergine (12/09/2012)

Operazione Arbequino : sequestrati 8.000 tonnellate di falso extra vergine – indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza e dall’ICQRF (26/06/2012);

Operazione Olio Tarocco: sequestrati 5 tonnellate di falso olio extra vergine, indagine portata avanti dai NAS di Firenze (11/06/2012);

Operazione Olio in tavola: il 21% degli esercenti i situazioni non conformi alla normativa vigente in merito all’ olio di oliva utilizzato, indagine portata avanti dal Corpo Forestale dello Stato dell’Emilia Romagna (23/12/2011);

La Cina contro l’olio italiano taroccato: le autorità cinesi per la qualità hanno chiesto all’ambasciata italiana a Pechino maggiori informazioni su aziende italiane esportatrici di olio etichettato come italiano (10/01/2012);

La mafia dell’olio: inchiesta su La Repubblica (22/12/2012);

…e questi sono solo un esempio delle inchieste, articoli di stampa ed agenzie, presenti anche in rete , che vedono impegnati in prima linea, con grande professionalità ed impegno, le Forze dell’Ordine e gli Ispettori, che ogni giorno vigilano per reprimere le frodi alimentari e garantirne la sicurezza sulle nostre tavole, i giornalisti e gli operatori del settore attenti ai problemi del mercato dell’olio d’oliva.

La “speciale rassegna” in apertura è però la punta dell’iceberg delle tantissime frodi che vengono smascherate e che (purtroppo) sono rappresentative di una contraffazione endemica ai danni di un antichissimo e importantissimo prodotto alimentare quale l’Extra Vergine di Oliva, cardine della dieta mediterranea, ambasciatore della buona e sana cucina italiana, e valido supporto naturale per la nostra salute.

Le frodi alimentari sono definite come “modifiche apportate intenzionalmente sui prodotti alimentari per ricavarne illeciti guadagni”, da qui una prima classificazioni dei vari tipi di frodi: adulterazioni , sofisticazioni, falsificazioni e contraffazioni.
Nonostante i circa 1.050.000 di produttori che coltivano piante di olivicole (fonte Piano Olivicolo-Oleario 2010 – Mipaaf) e la qualità degli oli prodotti, l’Italia risulta essere tra i primi importatori mondiali di olio, e si qualifica come regione dove è ,purtroppo, sempre conveniente organizzare frodi più o meno ingegnose, dell’olio per ricavarne guadagni illeciti.
Tra le frodi classiche c’è quella di importare in Italia oli esteri, mescolarli con quelli nazionali per dar loro una nuova identità italiana e un’immagine prestigiosa ed efficace sul mercato, ovviamente a basso costo. Ma questa ormai è acqua passata.

La storia della lotta alle frodi insegna che trovato il metodo per identificare una frode, la controparte si attrezza per una nuova frode….e, in molti casi, quando si può contrastare la prima, sul mercato circola già un “nuovo prodotto” taroccato. Una guerra questa che va avanti da decenni e che vede una continua evoluzione delle tecniche di sofisticazione (forse uno dei rari casi in cui la competizione porta ad un costante miglioramento… purtroppo delle tecniche illecite).

Il settore, come ormai è noto e messo spesso in evidenza su molte autorevoli riviste specialistiche, a stampa ed on line, vive una difficile situazione di discredito , tra dubbi crescenti del consumatore e frustrazione dei produttori onesti. Sono sempre dietro l’angolo, infatti, i flash di agenzia su sequestri di falso extra vergine, falsi oli italiani, ecc, , che fanno diminuire sempre più la fiducia dei consumatori con il conseguente crollo di redditività del settore. Dopo un grande lavoro di promozione della qualità, di miglioramento della tracciabilità dell’olio Italiano, arriva, precisa come un orologio svizzero, la bomba scandalistica che fa retrocedere la fiducia del mercato e vanifica di fatto il lavoro dei tantissimi produttori seri.
Sia chiaro, non è certamente in discussione il lavoro di smascheramento e controllo degli organi di tutela, unico argine di difesa disponibile la cui attenzione speriamo rimanga sempre alta con crescenti sequestri di olio tarocco.
Uno dei problemi, però, è che i consumatori si ricordano la notizia negativa dai toni forti, come quella del recente sequestro di falso extra vergine, ma dimenticano il successo dei produttori seri, la qualità delle nostre produzioni e l’ alto grado di apprezzamento in tutto il mondo dell’extra vergine Italiano.
Un grandissimo lavoro di tutela, promozione, sensibilizzazione e diffusione della cultura dell’extra vergine lo fanno i Consorzi DOP e IGP (attualmente 41), ma purtroppo rappresentano soltanto il 3% c.a. del totale dell’olio prodotto in Italia (fonte Piano Olivicolo-Oleario 2010 – Mipaaf). Ed il restante 97 % ? Forse non tutto sarà extra vergine di qualità, ma in ogni caso parliamo di una grandissima quantità di prodotto e di una rilevante ricchezza per il Paese.

A questo dato bisogna aggiungere una altro fattore di criticità della filiera: la frammentazione delle produzioni, legate a realtà di piccole dimensioni e perlopiù a conduzione familiare, che devono accettare la competizione con l’extra vergine “vicino di scaffale”, offerto spesso a meno della metà del prezzo del loro prodotto con marchi ben noti ed etichette accattivanti . La confusione del consumatore, purtroppo impreparato, si basa su un fondamento logico “se la denominazione di vendita è la stessa, “olio extra vergine d’oliva italiano”, perché sceglierne uno che costa molto di più?.
Quando poi si scopre che “quel vicino di scaffale” è un abusivo per nome e sostanza, purtroppo il discredito abbraccia anche il “vicino sano” e il sospetto per il prodotto olio extra vergine d’oliva cresce nei mercati internazionali e presso i consumatori .

Come facciamo a comunicare al produttore che l’olio non è tutto uguale e ci sono tante Identità? Ma soprattutto, come faccio a ripulire il settore e a far riacquistare fiducia al consumatore nello scegliere un Olio Extra Vergine di Oliva (OEVO)?

Il suggerimento è di aumentare la prevenzione, più che la repressione delle frodi, intervenendo sui vari passaggi della filiera, in particolare sui frantoi, da cui necessariamente passa l’olio prodotto con olive Italiane.
Si devono in sostanza separare le due realtà che convivono e si mescolano nella filiera dell’olio Italiano: l’esistenza delle frodi e la qualità indubbia del prodotto italiano. Altrimenti si amplierà sempre più la micidiale zona grigia che avvolge tutto, per garantire i profitti milionari di pochi a danno dei produttori ed operatori onesti.
Se non si adotteranno strategie atte ad identificare i prodotti di varia natura che convivono nella zona grigia anche la repressione risulterà sempre meno efficace e rapida. A tale fine gli organi di controllo dovrebbero disporre di certificazioni all’origine di facile riscontro. Ogni partita di olio prodotto nei frantoi Italiani sia accompagnata da un documento di Identità.
In questa direzione sta operando il Sistema CDI-OEVO, che propone una Carta di Identità (CDI) delle partite di Olio Extra Vergine di Oliva (OEVO), sia contenute nei silos, sia confezionate, basata su un test calorimetrico, in grado di identificare un olio con grande affidabilità e sensibilità. Il test è stato messo a punto nei laboratori dell’ IPCF-CNR, Pisa.
I protocolli operativi della CDI non limitano la creatività positiva degli imbottigliatori nel realizzare blend con le caratteristiche organolettiche richieste dal cliente, ma impediscono di barare sulla natura e quantità dei componenti la miscela di OEVO . Infatti la CDI di ciascun componente utilizzato permette di prevedere, in base alla composizione dichiarata della miscela, la CDI della stessa, verificabile dalla campionatura delle confezioni.

Come u ultima riflessione, in un mercato privo di barriere regionali e nazionali, aperto al libero commercio, credo sia opportuno ripartire da una politica comune (almeno italiana), condivisa e sviluppata all’unisono da tutti i rappresentanti dei produttori, dalle organizzazioni, unendo le forze e le azioni per valorizzare il prodotto italiano, il suo territorio e le tantissime storie e identità che rappresentano.
Facendo leva sul difficile momento economico che stiamo attraversando, si potrebbe lavorare per una convergenza di programmi, di strumenti mirati alla produzione delle nostre produzioni. E’ evidente che se quanto produciamo è insufficiente al consumo interno e che siamo i primi importatori di olio, ci potrebbero essere i margini per ridare economicità al settore e magari riportarlo nella voce “entrate” delle aziende agricole, forse prendendo spunto anche al “modello” vino.
Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese apprezzato in tutto il mondo per la sua storia, la sua natura, i suoi prodotti, lo stile di vita, e altro ancora, allora perché non unirsi per valorizzare tutto questo? Ogni prodotto italiano (agricolo e non solo) dovrebbe rappresentare un pezzo di Paese, una prodotto di cui andar orgogliosi. La filiera olivicola-olearia è fatta di produttori, frantoi, aziende olearie, ma aggiungerei anche di consumatori, ristoratori, distribuzione. Ognuna può e deve avere un ruolo importante per rafforzare il sistema tutto.
Se le nostre produzioni non potranno mai competere con i costi di produzione dei paesi come Spagna, Grecia, Portogallo o Argentina, difficilmente potranno scipparci l’abbinamento Qualità – Territorio.
In Italia tanti sono gli strumenti a disposizione per la promozione, la valorizzazione delle Identità dell’Olio Extra vergine d’Oliva Italiano di Qualità… basta fare Sistema e ragionare da Paese Italia.

 

Tommaso Pardi, Gestore del Sistema CDI-OEVO